M’accade spesso d’affrontare il pensiero di me
armato sol di me stesso,
come un riflesso che osserva lo specchio.
Quanto è grande la paura e quanto forte lo spavento
nel non saper chi sono?
L’ansia ed il follemente voler fuggir via
prendono e tirano e stracciano i lembi della mia mente,
I capricci dell’inganno che cercan riparo!
Feroce è quell’io che mi strazia e confonde,
forte e fiero come un generale in battaglia
pronto a sferrar ancor colpi a ferir la mia stessa vita.
Van così le cose e non sol per me
poiché se esito io esiston gli altri
e se lor ci sono, anche lor soffrono d’egual e maggior pena.
Che cosa quindi conta davvero?
A ben vedere nulla m’è più caro del far si che questo cessi
e li di fronte a questa belva assetata d’ogni cosa e del suo contrario,
Fermo, osservo.
Osservo come sorge, da dove viene e dove va;
Rimango in me stesso, rinuncio al seguire ed al rifiutare,
Non vado e non torno,
Non cedo e non lotto.
Or che sol di presenza son fatto,
Appare chiaro che quella paura non è fuori e non è dentro,
Così come quella belva non ha zanne, ne artigli.
Tutto è nella mia mente:
Meditatore, meditazione ed oggetto meditato
Senza alcuna differenza fra loro.
Non son che un piccolo essere
che gioisce d’un solo momento come fosse tutto il suo tempo,
Ma perfino quella scintilla di luce è un beneficio e lo dedico a te,
Vero Leone fra gli esseri e Guida suprema.
Mai stanco di ciò mi inchino al tuo cospetto
E seguendo le tue orme
perfino poggio i piedi dove tu hai pestato il terreno.
Molto bella, molto sincera e vera (amo poco le parole spezzate ;-)