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Il motivo o i motivi per i quali ci si avvicina ad una Pratica Spirituale possono essere molti e diversi per ognuno di noi, ma nel buddismo sono state individuate quattro motivazioni chiave che racchiudono in esse anche la distinzione fra i “tipi di praticante”.

Ogni persona ha caratteristiche uniche, esperienze personali e qualità diverse dalle altre, il che si traduce in un diverso livello spirituale per ogni individuo.

Consapevole di tutto questo, Il Buddha diede lo stesso Insegnamento in chiave via via sempre più profonda, in accordo appunto al diverso livello spirituale dei suoi discepoli, noi compresi.

I tipi di motivazione sono fondamentalmente quattro e in ordine di importanza crescente sono:

  • voler vivere una vita tranquilla e pacificata

  • prendere una rinascita umana

  • raggiungere la liberazione

  • ottenere l'illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Non esiste una motivazione migliore o peggiore, giusta o sbagliata, ciò che cambia è il livello di profondità interiore e leggendo le quattro suddivisioni di cui sopra, ci si può facilmente render conto di questo.

È sano e giusto volere una vita tranquilla, ma di certo è molto più intensa la motivazione di voler raggiungere l'illuminazione.

Sono solo fasi del Sentiero, non si tratta di categorie; infatti, ogni essere illuminato ha iniziato il proprio cammino cercando di raggiungere una vita felice.

Qualsiasi sia la motivazione che ci spinge sul sentiero spirituale, per poter Ascoltare il Dharma in modo utile e significativo, ogni Praticante dovrà riflettere su quelli che vengono definiti i tre difetti che impediscono di diventare un degno ricettacolo.

Ricettacolo in quanto acquisendo conoscenza questa permea la mente del praticante (ciò vale in ogni campo di studi in effetti); degno poiché essendo il Dharma la forma di conoscenza più alta alla quale si possa accedere, è necessario che la mente sia predisposta ad un ascolto consapevole.

Ciò che impedisce od ostacola il corretto ascolto sono tre fattori:

  • Essere come un recipiente capovolto: per quanta acqua possiamo versare in un recipiente, se questo è capovolto nemmeno una goccia riuscirà ad entrarvi. Quindi essere presenti fisicamente, ma non mentalmente distratti da qualsivoglia altro pensiero durante l'ascolto, equivale ad essere come un recipiente capovolto

  • Essere come un recipiente sporco: se il recipiente non è capovolto, ma sporco anche in minima parte, l'acqua che verrà versata al suo interno diventerà a sua volta velenosa. Ascoltare l'Insegnamento con presenza mentale, ma motivati da scopi negativi quali ad esempio l'ottenere fama, creare invidia in altri grazie alla conoscenza acquisita o voler Insegnare il Dharma per ricavarne un profitto, significa essere come un recipiente sporco.

  • Essere come un recipiente bucato: benché non capovolto e non sporco, se il contenitore ha un buco sul fondo nulla di ciò che vi viene versato rimarrà a lungo. Lo stesso vale per l'ascolto del Dharma, possiamo essere attenti e motivati dalla migliore intenzione, ma se dimentichiamo tutto in fretta, nulla di ciò che abbiamo ascoltato rimarrà in noi. Risulta perciò fondamentale lo studio su quanto appreso, il riportarlo alla memoria spesso e l'analisi approfondita di ogni parola e contenuto.

Lo scopo di questa riflessione è quello di predisporre la mente al suo massimo potenziale generando una corretta motivazione.

Affinché l’ascolto del Dharma sia produttivo, occorre inoltre sviluppare un’altra qualità della mente, la concentrazione.

Per riuscirci, contestualmente a quanto visto poco sopra, diventa necessario analizzare e coltivare “i Sei Riconoscimenti che Favoriscono L’Ascolto”:

  1. Riconoscere sé stessi come un ammalato: ad una persona sana potrebbe sembrare strano pensare a sé stessa come ad un ammalato, infatti senza segni evidenti, nessuna malattia è diagnosticabile. Tuttavia, la malattia dei difetti mentali affligge (ignoranza, attaccamento, avversione) la nostra esistenza da moltissimo tempo ed il sintomo che produce è la sofferenza che quotidianamente sperimentiamo. Shantideva ha detto: “Se devi ricorrere al medico anche per le malattie ordinarie, che dire della malattia dell’attaccamento, cento volte più pericolosa, che da sempre ti affligge?”

  2. Considerare il Dharma come una medicina: quando siamo ammalati ricorriamo alle giuste terapie mediche per curarci; per eliminare la nostra sofferenza, la medicina è il Dharma, ovvero l’Insegnamento di Buddha su come comprendere la reale natura di tutte le cose.

  3. Riconoscere che il Maestro è un medico esperto: se volessimo curarci da una seria malattia lo faremmo affidandoci ad un bravo medico ed eviteremmo le cure fai da te così come la mera lettura di argomenti a tema o dei foglietti illustrativi. Lo stesso vale per la cura dei difetti mentali. Chi li ha sconfitti? Il Buddha. Chi è la persona più simile a Lui che conosciamo e che possiede esattamente tutta la sua stessa conoscenza? Il Maestro Spirituale.

  4. Riconoscere che il Praticare intensamente il Dharma curerà la nostra malattia: nonostante possiamo avere le migliori medicine ed il migliore dei medici, se non seguiremo la terapia sarà impossibile per noi guarire. Similmente, pur avendo ricevuto il Dharma dal nostro Maestro, se non praticheremo in modo adeguato non potremo mai curare la nostra malattia dei difetti mentali. Sempre Shantideva dice: “Dovete effettivamente mettere in Pratica il Dharma, perché con le sole parole non otterrete alcun risultato: l’ammalato potrebbe forse guarire solo leggendo la ricetta?”

  5. Riconoscere che la propria Guida Spirituale è un essere puro come i Tathagata: come scritto poco sopra, il Buddha rappresenta un’Autorità infallibile nella spiegazione su come liberare la mente dalle proprie afflizioni. Possiamo estendere questo ragionamento al nostro Maestro in quanto Egli vive e Pratica esattamente l’Insegnamento di Buddha incarnandone ogni singolo aspetto.

  6. Desiderare che il Dharma si preservi a lungo: Ascoltando un’Insegnamento di Dharma e comprendendone l’importanza, potrebbe sorgere un pensiero di questo tipo “come sarebbe bello se questo Insegnamento durasse per sempre!” Un simile atteggiamento mentale rappresenta una forma gratitudine verso il Buddha stesso.

Desidero chiudere questo articolo con una frase pronunciata dal Buddha in merito a ciò che abbiamo qui brevemente analizzato:


"Ascoltate bene, ascoltate nel miglior modo possibile, tenete a mente ciò che avete ascoltato".

Dharma Teacher Paolo


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